Storia dei casinò nell’URSS: come stavano le cose con i giochi d’azzardo 40 o più anni fa

Il gioco d’azzardo nell’Unione Sovietica ha sempre suscitato molte controversie. Da un lato, il potere regolava rigidamente tutti gli aspetti della vita dei cittadini, compresi gli svaghi. Dall’altro lato, veniva attribuito un ruolo speciale alle case da gioco nella vita ricreativa, anche se ufficialmente erano vietate. La storia dei casinò nell’URSS è una sorta di cronaca della lotta contro i vizi, dei modesti tentativi di adattare gli svaghi occidentali alla realtà sovietica e delle decisioni contrastanti delle autorità.

Il gioco d’azzardo nell’URSS: divieto e realtà

L’Unione Sovietica era nota per le sue severe leggi sul gioco d’azzardo. A livello ufficiale, il gioco d’azzardo è sempre stato vietato, specialmente dopo l’adozione nel 1928 di una politica rigorosa volta a combattere i vizi capitalistici. Tuttavia, nonostante tutti i divieti, le vere partite continuavano ad esistere nell’ombra.

Divieto di gioco d’azzardo

I primi seri tentativi di regolamentare il gioco d’azzardo nell’URSS avvennero alla fine degli anni ’20, quando fu emanato un decreto che vietava tutti i tipi di svaghi. L’obiettivo principale era l’affermazione di norme morali e l’eradicazione degli interessi capitalistici. Il divieto è stato attivamente sostenuto nella prima metà del XX secolo e non è stato revocato fino al crollo dell’Unione. Sono stati limitati non solo le slot machine e la roulette, ma anche i giochi di carte, causando una diminuzione della popolarità di formati come il poker e il bridge tra i cittadini sovietici.

I primi casinò nell’URSS: realtà e miti nella storia dell’industria

Nell’Unione Sovietica, i casinò come istituzioni ufficiali non esistevano, ma si può parlare dell’emergere dei cosiddetti “locali clandestini”, che hanno iniziato a comparire dagli anni ’60, quando aumentava l’afflusso di delegazioni straniere a Mosca e in altre grandi città.

Giochi per cittadini stranieri

Poiché i giochi d’azzardo non erano ufficialmente consentiti, esistevano club di gioco e società private rivolte esclusivamente ai cittadini stranieri, a cui era permesso partecipare a giochi d’azzardo legali nell’ambito di visite diplomatiche e culturali.

Un esempio è Mosca, dove negli alberghi per stranieri esistevano club privati con giochi d’azzardo. Si trattava di svaghi d’azzardo legali per le delegazioni straniere, mentre per i cittadini sovietici rimanevano vietati. In alcuni casi, le regole dei giochi in questi club erano simili agli standard internazionali, ma comunque l’accesso era limitato ai residenti locali.

Legalizzazione e alternative: lotterie e giochi di carte

Nella storia dei casinò dell’URSS, nonostante i duri divieti, le alternative ai giochi d’azzardo divennero piuttosto popolari. Un esempio di ciò è stata la legalizzazione delle lotterie.

Sportloto e gioco d’azzardo

Lo “Sportloto” è sicuramente diventato una delle forme di gioco d’azzardo più popolari nell’URSS. A differenza dei casinò, lo Sportloto era relativamente legalizzato e si svolgeva con il sostegno dello Stato. I fondi dei premi e i proventi dai biglietti venduti venivano destinati allo sviluppo dello sport nel paese. Anche se non si trattava di una struttura nel senso tradizionale, il concetto divenne molto popolare tra i cittadini sovietici.

Giochi di carte

Nonostante i divieti ufficiali e il costante controllo da parte della polizia, i giochi di carte nell’URSS non solo sopravvivevano, ma si radicavano nella vita quotidiana, seppur ai margini dello spazio pubblico. Poker, preferans, burraco o ventuno continuavano ad essere giocati nei comuni appartamenti, cooperative di dacia, appartamenti in affitto per “celibi” e persino negli ostelli studenteschi, dove il gioco diventava una scuola informale di logica, memoria e astuzia da strada.

A differenza del modello occidentale, dove i club di carte operavano legalmente, nell’Unione Sovietica rimasero sotto un divieto non ufficiale dalla fine degli anni ’20. Ma più stringente diventava il controllo, più creativi diventavano i giocatori. Le partite clandestine si tenevano solo per conoscenza: nessuno invitava persone casuali a tali riunioni. Anche nei circoli familiari c’era un tabù: i bambini non dovevano sapere che i genitori “giocavano a preferans con gli ospiti” la sera. Anche se in realtà si trattava di sessioni complete con scommesse, registrazioni, taccuini e un sistema di “calcolo pulito”.

Nei circoli intellettuali di Mosca e Leningrado, il preferans era considerato quasi una norma culturale: complesso, strategico, di status. Medici, ingegneri, insegnanti e persino alcuni funzionari del partito si riunivano intorno al tavolo dopo il teatro o una conferenza. Le carte venivano disposte sul tavolo con cura, al centro c’era una caraffa con liquore, un quaderno con il tabellone del torneo era lì vicino. I soldi venivano usati sotto forma di unità fittizie per non violare il codice penale. Ma una perdita finale di 20-30 “unità” spesso significava perdite effettive di 30-50 rubli.

Tavoli da poker

Il poker, come forma di gioco d’azzardo intellettuale, esisteva nell’URSS al confine tra il crimine e le serate mondane. Veniva giocato in cerchie ristrette – più spesso tra ex emigrati, rimpatriati, attori teatrali, traduttori. Il poker richiedeva conoscenza delle regole, logica complessa, bluff sicuro. Di conseguenza, emergeva più spesso in ambienti istruiti. Allo stesso tempo, la propaganda ufficiale ignorava quasi completamente l’esistenza stessa del poker – né al cinema, né nella stampa degli anni ’50-’80 veniva menzionato il gioco. Solo nella cronaca criminale comparivano menzioni: “scoperta riunione illegale con gioco di carte a soldi”.

Le serate facevano parte di un passatempo semiclandestino, dove si intrecciavano lievi vizi e auto-organizzazione culturale. I giocatori nascondevano i mazzi nei libri, mimetizzavano i gettoni come bottoni, discutevano delle scommesse a mezza voce. Anche nelle città chiuse come Tomsk-7 o Zheleznogorsk, si riunivano gruppi di appassionati di carte – senza pubblicità, senza pubblicità, ma con una regolarità ferrea. Il gioco serviva non solo all’azzardo, ma anche come valvola di sfogo: una rara opportunità di sentirsi al controllo, l’emozione, la sensazione di vittoria in una società estremamente controllata.

I giochi di carte nell’URSS erano una vera sottocultura, vissuta nel sottosuolo, adattatasi alle condizioni del controllo ideologico e delle restrizioni economiche. Non scomparvero neppure alla fine degli anni ’80, anzi, con l’aumento dell’interesse per l’Occidente e l’inizio della perestrojka, le serate acquistarono una nuova linfa, diventando precursori dei futuri saloni da gioco degli anni ’90.

Conclusione

La storia dei casinò nell’URSS è un racconto sull’evoluzione degli approcci ai giochi d’azzardo. Nell’Unione Sovietica esistevano due correnti opposte: da un lato il rigido divieto, dall’altro il mercato nero, che non scompariva nonostante tutti gli sforzi delle autorità. Allo stesso tempo, le alternative ai giochi d’azzardo, come le lotterie e i tavoli da gioco, trovavano il loro pubblico e continuavano a esistere nell’ombra.

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